Antonio non è morto, è più vivo che mai
Caro don Farinella,
scrivo a te per quetare il dolore e il turbinio della mente per l'assassinio di Antonio Megalizzi.
Mi chiedo come si può non diventare europeisti dopo questo sacrificio umano, dopo la morte di una persona splendida, forte, vitale, capace di abbracciare la scelta di una vita aperta al dialogo, alla cooperazione, alla tolleranza, all'amore per la conoscenza, per il diritto, per la giustizia giusta, per la libera circolazione delle idee, per la capacità di amare che dovrebbe essere il tratto che ci distingue nel nostro percorso di evoluzione.
Antonio non è morto, è più vivo che mai, ha risvegliato il cuore pulsante della terra. Io qui pluriottantenne piango per lui, per la sua famiglia e per tutti noi che ci troviamo quasi seppelliti da questi eventi, per noi che non troviamo ancora la forza di reagire, di gridare allo scandalo dei tanti cristi seppelliti dall'egoismo che ci accompagna e ci segna come responsabili, come partecipi della mattanza quotidiana.
Credo che questo fatto contribuirà a una svolta, voglio pensare che il sacrificio di Antonio sia l'inizio di un nuovo modo di pensare, un pensare più grande capace di abbracciare l'universo.
Rivolgo un pensiero anche all'assassino di Antonio. Una povera anima che ha perso una grande occasione, perché nascere è una opportunità che ci viene donata per evolverci spiritualmente e godere di questo gioco affascinante che è la vita.
Grazie per avermi ascoltata, spero di partecipare presto agli incontri della domenica.